Agorafobia

Agorafobia

agorafobia
Scritto da Adriano Legacci

Agorafobia

Agorafobia? Che cos’è?

Vi sono situazioni in cui la paura, marcata ed eccessiva, non è innescata da oggetti specifici (come nelle classiche fobie) quanto piuttosto dallo spazio esterno reale. Si parla in questi casi di agorafobia. Agorafobia indica la paura di trovarsi in piazze, strade, luoghi affollati o spazi aperti, nei quali sia difficile o imbarazzante allontanarsi e ricevere soccorso in caso di malessere.

agorafobiaIl termine Agorafobia  è utilizzato per indicare tutte le condotte di evitamento e gli spazi rigorosamente evitati dalla persona. Non solo dunque il timore delle piazze e dei luoghi aperti o affollati, ma anche dei luoghi chiusi in generale (ad esempio, ascensori, tunnel, autostrade) a cui più classicamente era dato il nome di “claustrofobia”.

La claustrofobia e l’agorafobia, infatti, rappresentano il dritto e il rovescio della stessa medaglia. In entrambi i casi è lo spazio esterno reale ad essere fonte di intensa angoscia, minando quel sentimento basilare di sicurezza che consente di muoversi liberamente nella realtà.

Nell’agorafobia il vissuto della persona può essere quello di “non avere scampo“.

Chi soffre di agorafobia può accusare vere e proprie crisi di panico, oltre che intensi sintomi somatici che coinvolgono tutto il corpo e mettono alla prova i confini del Sé: tremore, sudorazione eccessiva, spesso accompagnati da sensazione di vertigine o di svenire.

Nei fenomeni di agorafobia la paura di cadere svenuti può essere tanto intensa da dominare i pensieri della persona e obbligare alla messa in atto di misure cautelari.

  • Nelle situazioni di agorafobia, ad esempio, si osserva frequentemente la tendenza a limitare progressivamente le proprie uscite di casa.
  • Per chi soffre di agorafobia spesso risulta indispensabile la presenza di una figura di riferimento – un accompagnatore fidato – che permetta con la sua sola presenza fisica di tenere a bada l’angoscia. Può trattarsi di una persona appartenente all’ambiente familiare (ad esempio, il partner, il genitore, un fratello), ma anche di una persona esterna vissuta come protettiva o talvolta di un animale da compagnia.
  • Infine, è importante sottolineare che uno stato di angoscia assimilabile all’agorafobia può talvolta insorgere anche mentre si è soli in casa e vengono meno gli abituali riferimenti: in questo caso, ciò che si sente perduto è – per così dire – un senso di familiarità.

agorafobia
Sappiamo che gli ambienti e i luoghi in cui viviamo non sono mai spazi neutri: essi acquistano significatività psicologica grazie alle sensazioni che suscitano e agli affetti che su di essi vengono riversati. In alcuni casi, il senso stesso della propria identità personale può essere vincolato in maniera stretta a taluni luoghi o a determinate caratteristiche dei luoghi (come, ad esempio, una certa disposizione dei mobili) tanto che ci si può sentire molto confusi, disorientati o anche angosciati quando ci si ritrova in una situazione anche solo lievemente modificata: un po’ come se improvvisamente ci si sentisse soli e “perduti”. E’ uno dei molteplici aspetti dell’agorafobia.

Centrali nell’esperienza dell’agorafobia sono proprio le emozioni e i pensieri che ruotano attorno al senso di sé e della propria identità, ma anche tutti quei pensieri e quegli affetti che ruotano attorno all’essere soli.

Agorafobia. Che fare?

Fare i conti con la propria solitudine e separatezza rappresenta un processo complesso che si rinnova più e più volte nel corso della vita, ogni qual volta si è posti di fronte ad un cambiamento che impone un rimodellamento dell’identità. Ognuno di noi è in fondo un soggetto “in perenne corso d’opera”… e i momenti di “crisi” possono anche diventare delle “preziose opportunità”. Allora, anziché limitare e restringere il proprio spazio vitale, può essere fonte di sollievo e di nuova libertà – quando si soffre di agorafobia – poter aprire uno spazio diverso: uno spazio di pensiero e di parola, volto alla comprensione profonda di ciò che sta accadendo.

In particolare, una terapia psicologica può permettere un lavoro in profondità e nel rispetto dei tempi di ognuno, al fine di chiarire i fattori che hanno determinato il disagio e l’agorafobia,  e promuovere un processo di reale cambiamento.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI SULL’AGORAFOBIA

Convertini A. (2007). I disturbi d’ansia. In M. Morello (a cura di). Prendersi cura. Il corpo e la mente parlano al medico di famiglia. Borla, Roma.
Gabbard G.O. (2000). Psichiatria Psicodinamica. Tr.it. Cortina, Milano, 2002
Ravaioli L. (2009). L’urlo interiore. Capire e affrontare il panico. Foschi, Forlì.

Sull'Autore

Adriano Legacci

Già direttore dell'equipe di psicologia clinica presso il poliambulatorio Carl Rogers e l'Associazione Puntosalute, San Donà di Piave, Venezia.
Attualmente Direttore Pagine Blu degli Psicoterapeuti.
Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave.
Psicoterapia individuale e di coppia.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disordini alimentari, disturbi della sfera sessuale.
Training e supervisione per specializzandi in psicoterapia

2 Commenti

  • Ci soffro da tanti anni forse da quando sono bambino ha ridotto la mia qualità di vita che posso definire tranquillamente come pessima…i farmaci aiutano poco è un incubo

    • Marco, sarebbe un grave errore pensare di dover convivere per sempre con questa sofferenza. La soluzione esiste, ma non è rappresentata dai farmaci. La invito a prendere in considerazione la possibilità di fare una valida psicoterapia.

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